Milano è una grande Milano
“Lassa pur ch’el mond el disa, ma Milan l’è on gran Milan”. Così recitava il ritornello di una celebre canzone del 1939 che celebrava come un vero e proprio inno all’orgoglio cittadino l’essenza della “milanesità”. In effetti, a giudicare dall’indagine del Sole24 Ore sulla qualità della vita. Il capoluogo lombardo si è infatti confermato in testa alla classifica anche nel 2019, per un’edizione extra large dell’indagine che fotografa il benessere nelle province italiane, che quest’anno celebra il trentesimo anniversario. Un’ analisi che è il risultato dei dati emersi da ben 90 indicatori diversi.
Nella classifica generale 2019, alle spalle di Milano, si sono piazzate, come ormai tradizione, occupano i vertici della graduatoria sin dalle prime edizioni, le piccole località dell’arco alpino, come Bolzano, Trento e Aosta. Ma se non è certamente una sorpresa che queste piccole realtà funzionino bene e capitalizzano al massimo il beneficio di una gestione autonoma a livello provinciale, stupisce un po’ invece la crescita delle grandi metropoli un po’ in tutta la penisola.
A cominciare appunto da Milano, a cui , secondo l’indagine hanno dato la spinta diversi fattori. Prima di tutto, l’andamento controcorrente dal punto di vista demografico, con un aumento dei residenti che è in crescita costante dal 2012, ma anche lo stile di vita sempre più verde e più smart (la città è prima nell’ICityRank, l’indice di ForumPa che valuta le città intelligenti) , e l’offerta culturale particolarmente nutrita. Senza contare i piani di sviluppo della periferia e la locomotiva imprenditoriale che in città genera lavoro e ricchezza, tanto da attirare nuovi abitanti. Unico problema per il capoluogo lombardo sarebbe la sicurezza, complice l’alto numero di reati denunciati, di incidenti stradali e l’indice di litigiosità determinato dall’elevato numero di cause civili.
Ma se la città lombarda dunque, non è dunque solo la “Milano da bere e quella della moda”, confermando così la leadership dopo il boom dello scorso anno, la graduatoria 2019 mette in risalto performance positive di tutte le grandi città della Penisola, ad eccezione di Bologna, che registra un leggero calo.
Così nella top ten delle città più vivibili, dove si incontrano anche Trieste (5ª) e Treviso (8ª), quest’anno entrano Monza e Brianza, che sale di 17 posizioni fino alla sesta, Verona che ne guadagna sette e arriva al settimo posto e – a chiudere la top ten – Venezia e Parma che salgono rispettivamente di 25 e 19 piazzamenti. Persino Roma, secondo i più tanto maltrattata dall’attuale amministrazione pubblica, si è piazzata al diciottesimo posto, guadagnando tre posizioni rispetto allo scorso anno. Altrettanto si può dire di Torino, che nonostante tutto è in 33esima posizione (+ 5 sul 2018).
Il trend coinvolge anche le grandi città del Sud: Napoli, pur essendo nella metà inferiore della classifica generale (81°), con una salita di 13 posizioni, mentre Bari fa registrare un incremento di 10 posizioni, raggiungendo il 67° posto. La Qualità della vita però mette in evidenza ancora una volta il divario esistente con il Sud. Nelle posizioni di coda della graduatoria infatti si concentrano tutte località del Mezzogiorno con Enna al 104° posto, Foggia al 105° e Crotone al 106° prima della già citata Caltanissetta.
Il gap tra Nord e Sud emerge ancora di più dall’analisi delle performance su base regionale. Sul podio Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia. A seguire il Veneto, con tre province nella Top Ten, l’Emilia Romagna, con grande crescita nella speciale classifica di “Affari e lavoro” e la Lombardia. In fondo alla graduatoria, rispettivamente ultima e penultima troviamo, invece, Sicilia e Calabria.