Thailandia, il lockdown salva i coralli e la fauna marina
La pandemia blocca il turismo. E’ un disastro per l’economia ma sono evidenti anche gli effetti positivi per l’ambiente.
L’ essere umano sta vivendo un vero e proprio stop: rallentare, fermarsi, chiudere tutto, per evitare l’espandersi del coronavirus. La pandemia blocca il turismo, ma balzano agli gli effetti positivi per l’ambiente.
Abbiamo smesso di muoverci e la natura ha ripreso il suo spazio, molto più velocemente di quel che era lecito aspettarsi. Sono bastate alcune settimane di lockdown perché l’inquinamento atmosferico diminuisse di un terzo e la qualità dell’acqua e dell’aria migliorasse di oltre il 40%.
Un simile fenomeno ha portato ad un fatto curioso: molti animali, ad esempio, si sono riaffacciati nelle città deserte, avvicinandosi, esplorando, e reagendo a questo cambio radicale. Sono infatti diverse le segnalazioni particolari legate all’interruzione dell’attività umana.
La Thailandia era una delle mete più gettonate in inverno dai turisti.
Quest’anno però visitatori sulle spiagge non ce ne sono, a causa della pandemia. Un problema molto grave per l’economia del Paese. Un toccasana, invece, per la salute del mare, in particolare per coralli e pesci.
Ms. Paranya Pantajit è istruttrice di immersione a #Krabi. Attualmente lavora con solo il 10% dell’abituale clientela. Ma ha riscoperto un tesoro. “Oggi ammiriamo banchi di pesci che prima non vivevano qui. Sono comparsi perché il numero di turisti si è notevolmente ridotto. Sono banchi enormi, con milioni di pesci”.
Il mondo acquatico sta rinascendo, sta ritrovando fiato e colori, per il piacere degli abitanti del luogo e dei pochi turisti privilegiati. Per la Thailandia questa è di norma la stagione più affollata. E il turismo di massa da decenni ormai sta mettendo a dura prova l’ecosistema marino. Ma ora è talmente bello che la differenza si vede chiaramente, la pandemia ha cambiato le cose qui al punto che gli squali di barriera sono tornati a nuotare nelle acque della famosa Maya Bay.
Cambiamo versante, passiamo nel Golfo di Thailandia.
Buone notizie arrivano dall’isola di Koh Samui: dal mese di febbraio 2020 sono nate 838 tartarughe marine, numeri che non si vedevano da tempo. Questa proliferazione ha restituito grandi speranze ai conservazionisti che da tempo lottano per salvaguardare la fauna locale. A giudicare dall’entusiasmo degli isolani, che hanno costruito recinzioni di bambù per proteggere i nidi, e di alcuni albergatori che hanno chiesto ai portieri notturni di vegliare sui nascituri, si direbbe che la popolazione sia pronta ad affrontare la sfida.
La pandemia, così devastante per gli esseri umani, continua a rinvigorire il regno animale e vegetale. Ma al di là della tregua che il coronavirus concede alla natura bisogna chiedersi come continuare a preservare il mare, come evitare di tornare alle vecchie cattive abitudini.
Non ricommettere i vecchi errori
In effetti si tratta di una situazione straordinaria, un’occasione davvero unica per azzerare tutto e ricominciare di nuovo: l’industria del turismo non deve commettere in futuro i vecchi errori.
Alcuni progetti per salvaguardare i coralli sono già in corso. Gli ambientalisti sperano ora che ne nascano altri, per invertire la rotta di un turismo orientato solo al profitto.