La Honda concluderà la sua avventura in F1 alla fine del 2021
La profonda trasformazione che sta vivendo l’industria automobilistica si fa sentire anche in Formula 1.
La Honda ha infatti comunicato di voler porre fine alla sua partecipazione al Campionato del Mondo di Formula Uno al termine della stagione 2021.
Un addio molto ecologico
L’addio dello storico marchio di Tokyo, attualmente fornitore delle power unit di Red Bull Racing e AlphaTauri, annunciato con largo anticipo, è stato motivato con la decisione aziendale di concentrare le proprie risorse nel settore automotive, con investimenti funzionali al piano strategico che guarda alla al “carbon neutrality” entro il 2050.
L’attenzione dunque sarà rivolta particolarmente alle vetture elettriche (ma anche i modelli Fuel Cell), ovvero il fulcro del carbon free per il prossimo futuro.
Innovative Research Excellence, Power Unit & Energy
A tal fine, Honda, nell’aprile di quest’anno, ha realizzato il nuovo Innovative Research Excellence, Power Unit & Energy. Un centro in cui la Casa giapponesi metterà tutta l’esperienza accumulata in F1 , al servizio delle nuove tecnologie volte al raggiungimento dell’obiettivo green del futuro.
Uno storico fornitore di motori, che ha legato il proprio nome al Mondiale di F.1.
L’avventura di Honda Motor nel Campionato Mondiale di Formula 1 inizia da lontano, nel 1964 con la partecipazione al GP di Germania. Tre diverse stagioni (1964-68, 1983-92, 2000-08) e un ritorno in epoca di motori ibridi dal 2015. Di queste la prima e la terza fase hanno visto la Honda in veste di team ufficiale che produceva in proprio i motori.
I favolosi Anni Ottanta
Dal quella gara in Germania del ’64 e dalla prima vittoria in F1 con Richie Ginther nel GP del Messico nel 1965 i propulsori giapponesi hanno percorso tanta strada. Sino ad arrivare agli anni d’oro i cui parlare di Honda era come dire Mc Laren. Un binomio che tra fine Anni Ottanta e primi Novanta ha conquistato ben 4 titoli iridati dal 1988 al 1991. Le monoposto biancorosse, guidate da Ayrton Senna e Alain Prost, compagni-rivali per due stagioni, ma soprattutto vincitori del titolo iridato , il brasiliano per ben 3 volte, furono le grandi protagoniste del circus della F1, sin dalla prima stagione in cui si aggiudicarono 15 delle 16 gare disputate. Peraltro , la Honda aveva già conquistato il titolo iridato piloti nel 1987 con Nelson Piquet, al volante della Williams-Honda, vincitrice anche del Mondiale Costruttori per la seconda volta consecutiva.
2015, il ritorno
Passarono altri anni di black-out sino ad arrivare al 2015, quando la Honda ha ripreso le competizioni in F1, in piena epoca di power unit ibride (motori V6 turbo abbinati a unità elettriche).Un ritorno tutt’altro che facile in accoppiata sempre con la Mc Laren, caratterizzato nei primi anni all’inizio da frequenti problemi di potenza e affidabilità. Poi nel 2018 Honda ha fornito le unità alla Toro Rosso e dal 2019 anche alla Red Bull, che nel 2019 portò al primo successo nel GP d’Austria (con Max Verstappen), interrompendo un digiuno che per la Casa Giapponese durava dal 2006. In seguito arrivarono altre 3 vittorie e ben 13 podi in sole 31 gare. Il totale ad oggi è arrivato quindi a 452 Gran Premi disputati e 77 vittorie, che portano i propulsori firmati Honda ad essere grandi protagonisti della storia della F.1.
Un successo con i colori dell’Italia
L’ultimo successo dei motori Honda , in ordine d’apparizione, è quello ottenuto da Pierre Gasly a Monza 2020 su AlphaTauri (la ex Toro Rosso). Una vittoria incredibile che ha riportato un francese sul gradino più alto del podio dopo 24 anni e soprattutto l’orgoglio italiano si è fatto risentire prepotentemente a 12 anni di distanza dallo storico successo di Sebastian Vettel nel GP del 2008 a bordo della Toro Rosso.
Una giornata leggendaria per la Honda ma soprattutto per il team di Faenza, a suggello di un’eredità targata Minardi, che ha reso ancora più speciale quella giornata monzese dalle forti tinte azzurre.
La verità è un’altra
Che la sterzata green della Honda verso investimenti e impiego di risorse volte a perseguire lo sviluppo di vetture “carbon free” sia solo una scusa per abbandonare il circus delle F1 è qualcosa di più di una semplice sensazione.
Nel comunicato della Casa Giapponese si legge che “gli sport motoristici sono nel DNA di Honda”, e quindi l’unica attività che ha deciso di abbandonare è proprio solo la F 1.
Perché ? I maligni, ma anche i numeri, dicono che la Honda Motor Co. non se la passi molto bene ( come del resto tanti altri costruttori, tra perdite e spaventosi cali di vendite e che quindi non sia più il caso di spendere tanti soldi per un’attività che ha perso appeal, che non garantisce più un ritorno di immagine come quello di qualche tempo fa.
Un circus che si chiude sempre più su se stesso, vittima di una visione confusa di regolamenti, volti ad abbracciare un mondo troppo “green” che poco ha ancora a che fare con le competizioni di questo tipo ( e la Formula E insegna).
La Formula 1 deve cambiare
Intanto, questa decisione dei Giapponesi metterà a dura prova i team , che si trovano senza motori alla vigilia di una stagione della Formula Uno tra le più complesse degli ultimi 10 anni. Quali saranno i prossimi abbinamenti , è una domanda che lasciamo agli esperti del settore. In ogni caso, così com’è ci pare davvero difficile che ci siano le condizioni per attrarre altri costruttori ad entrare nel “ circus” iridato. L’uscita della Honda e il mancato ingresso di altri costruttori, da quando ha debuttato l’era ibrida, mettono in evidenza in modo chiaro la difficoltà di vendere questo regolamento tecnico ai grandi costruttori, come ad esempio il gruppo Volkswagen, che a più riprese ha valutato un suo ingresso in Formula 1 per poi rinunciarvi.
Questo è un lavoro per…. Stefano Domenicali
Tutti problemi insomma che cadranno sul tavolo di Stefano Domenicali, dal prossimo gennaio alla guida di Liberty Media, la società statunitense proprietaria e detentrice dei diritti della Formula 1. Ma non solo. Anche la FIA avrà da lavorare parecchio per ripensare totalmente i regolamenti di una competizione che certamente non è mai stata “low-cost” , ma che può migliorare parecchio per raggiungere un compromesso che oggi è quanto mai necessario per evitare che la Honda sia soltanto il primo di una serie di abbandoni.
Da profondo esperto e da ex uomo di un’azienda come la Lamborghini ha sicuramente le caratteristiche necessarie per trovare le giuste soluzioni. Insomma, l’uomo giusto al momento giusto.
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