Il Prigioniero – The Prisoner Serie TV di fantapolitica
di Ivana Quattrini
Il Prigioniero: La serie cult degli anni ’60 dai temi ancora molto attuali
Io non sono un numero. Sono un uomo libero.
I giorni di lockdown e i vari dibatti relativi alle limitazioni della libertà personale imposte dall’emergenza Covid-19 mi hanno riportato alla mente “Il Prigioniero” (The Prisoner), la miniserie televisiva di fantapolitica del 1967, trasmessa in Italia negli anni ’70.
Io ero una ragazzina e ne fui entusiasta.
“Il Prigioniero” racconta la storia di un ex agente segreto del governo britannico, rapito e imprigionato in un bizzarro Villaggio, dove fantomatici personaggi cercano di estorcergli i motivi delle sue improvvise dimissioni.
L’iconica serie britannica venne realizzata da Patrick McGoohan, autore e attore protagonista, in collaborazione con George Markstein, giornalista e scrittore di thriller.
Controcultura
Composta da 17 episodi slegati fra di loro ma comunque circolari, la serie lancia messaggi e temi di controcultura tipici degli anni sessanta. L’impatto sulla TV, sul genere fantascientifico e fantapolitico e sulla cultura popolare dell’epoca fu molto forte.
Trame e temi innovativi
Le trame degli episodi sono surreali e molto innovative per l’epoca. I temi sono i più svariati: guerra fredda, impatto sociale, ipnosi, uso di droghe, furto d’identità, nuove tecnologie e tecniche di controllo di massa, manipolazione della mente e dei sogni, sfida alle convenzioni, corruzione della democrazia, valorizzazione dei ruoli femminili, il delicato equilibrio tra individuo e collettività.
Gli spettatori si identificano fin da subito con Il Prigioniero e le sue vicende.
La storia e il personaggio principale
Subito dopo le dimissioni il protagonista viene rapito e imprigionato nel Villaggio, una sorta di resort ipertecnologico di architettura neo-palladiana, situato su un’isola sconosciuta. Per tutta la serie i capi del Villaggio cercano di carpirgli informazioni e i motivi delle dimissioni. Al fine di piegare la sua volontà, lo privano dei più elementari diritti, incluso il nome.
L’ex spia diventò per tutti il Numero 6.
Il Prigioniero: il Numero 6
In tutti gli episodi, fino all’ultimo e controverso episodio dell’evasione, il Numero 6, il cui nome non verrà mai rivelato, si ribella alle costrizioni, cerca di fuggire dal Villaggio e riconquistare la libertà, nonché di scoprire l’identità dei suoi rapitori e del fantomatico Numero 1.
Gli antefatti
Una lunga sequenza apre quasi tutti gli episodi e racconta con le sole immagini gli antefatti prima dell’arrivo del Protagonista al Villaggio. Il tema musicale del compositore Ron Grainer ritma la narrazione.
Sotto un cielo blu, solcato da alcuni nuvoloni, echeggia il rombo di un tuono. Il protagonista sfreccia lungo una strada deserta fino al centro di Londra alla guida della sua Lotus Seven Serie II gialla e verde.
Entra in un ufficio, ha una accesa discussione e rassegna le dimissioni gettando sulla scrivania una lettera con la scritta “Private – Personal By Hands”.
Alla guida della sua Lotus, torna a casa senza accorgersi di essere seguito da un carro funebre. Mentre sta preparando i bagagli per fuggire, dal buco della serratura entra un gas narcotizzante che gli fa perdere i sensi. Quando il protagonista si risveglia, capisce di essere Il Prigioniero in uno strano villaggio.
Il Villaggio
Il Villaggio è un mondo fuori da ogni realtà, dove tutto è perfettamente normato e c’è tutto : municipio, cimitero, le aree giochi, piscine, fontane, gli intrattenimenti, ristoranti, trasporti pubblici. L’organizzazione si occupa al 100% della vita sociale degli abitanti avvalendosi di una tecnologia futuristica. La filodiffusione non si interrompe mai e gli altoparlanti scandiscono con annunci le giornate degli abitanti.
C’è tutto, tranne la libertà
Nel Villaggio non esiste privacy. L’audio-videosorveglianza è capillare. Le porte delle case si aprono e si chiudono automaticamente e chiunque può entrare e uscire dalle case altrui a piacere.
Gli abitanti sono forse agenti segreti in pensione oppure ancora in attività, pronti a spiare il Numero 6.
Nessuno ha un nome. Sono tutti contraddistinti da un numero. Indossano gli stessi abiti sgargianti, si riparano con ombrelli multicolori e si spostano su cart e curiosi bicicli.
Cartelli sparsi nel Villaggio invitano a “tenere la bocca chiusa” e a non fare domande.
A still tongue makes a happy life.
Tutti devono essere felici e guai ad infrangere le regole altrimenti entra in azione il Rover!
Foto: Il Rover, la pericolosa sfera bianca gelatinosa usata per reprimere qualsiasi forma di libertà individuale. Un’immagine alquanto viva in chi ha seguito la serie dell’epoca.
Le regole del Villaggio
Il controllo è affidato al Rover. Il Rover è una minacciosa sfera bianca biomeccanica che viene usata per reprimere qualsiasi forma di libertà individuale e punire chiunque non rispetti le regole.
Gli abitanti del villaggio ne sono terrorizzati e rimangono immobili quando sbuca il Rover.
Chiunque cerchi di fuggire, viene inseguito, inglobato e fatto svenire per soffocamento dal Rover.
Questions are a burden to others answers a prison for oneself.
L’ultimo episodio
L’ultimo episodio ha un finale tanto geniale quanto delirante.
Molti spettatori disorientati tempestarono l’emittente con telefonate di protesta, sentendosi presi in giro. Lo stesso McGoohan fu oggetto di minacce e si nascose in montagna per due settimane per sfuggire al linciaggio.
L’evasione (ep. 17)
In una sorta di caverna-laboratorio un Maestro di Cerimonie annuncia che il Numero 6 ha superato l’ultimo test e ha il diritto di essere considerato un individuo.
Il Protagonista viene sottoposto ad una specie di incoronazione per diventare il Numero 1 davanti ad un’allegorica assemblea di giurati, uniformemente vestiti con tuniche banche e volto travisato da una maschera bianca e nera, che batte le mani all’unisono e a comando.
Colpi di scena e humour inglese
Tra musiche dei Beatles, (All you need is love), metafore, allegorie, temi trans-epocali, dialoghi surreali, humour inglese, coup de théâtre d’avanguardia con tanto di resuscitazioni, rivolte e lancio di razzo, il protagonista rifiuta il ruolo e distrugge il Villaggio che deve essere evacuato con urgenza.
Il prigioniero Numero 6 evade con il Numero 2, il Numero 48 e il Butler del Villaggio. Assieme fanno ritorno a Londra a bordo di un camion che in realtà trasporta un pezzo di scenografia della caverna, lanciandosi in uno stravagante balletto sulle note di The Skeleton Dance.
Dopo aver parcheggiato il camion il prossimità di Westminster e aver cercato di spiegare a gesti ad un “bobby” la vicenda, ognuno va per la propria strada.
Il telefilm si conclude con il Protagonista che sfreccia sulla sua Lotus come nella sequenza iniziale della prima puntata.
I formidabili anni ’60
Il contesto in cui venne pensata e proposta la miniserie TV sono i Swinging Sixties, quegli anni di grande effervescenza che cambiarono il destino del mondo con il pop, la minigonna, la contestazione giovanile, la conquista dello spazio, i movimenti della lotta per i diritti civili e contro la guerra del Vietnam e il razzismo.
Londra è il fulcro di stile, nuove tendenze e dinamiche culturali. C’è voglia di rompere con il passato, di rivoluzione culturale, edonismo e ottimismo.
Sono gli anni dei Beatles e dei Rolling Stones.
Un capolavoro ineguagliabile
Anche se questa serie Tv ha ormai superato il mezzo secolo rimane un capolavoro post-moderno, emblematico e ineguagliabile con l’anticipazione di temi ancora di grande attualità.
McGoohan ci ha lasciato nel 2009 senza rivelarci il vero nome dell’ex agente segreto.
Noi però possiamo chiamarlo come vogliamo perché in fondo siamo tutti il Numero 6.
Curiosità
Location
Il Prigioniero venne girato a Portmeirion, un villaggio turistico in stile palladiano, che si trova nel Regno Unito, nella contea gallese di Gwynedd. Il villaggio divenne famoso grazie alla serie televisiva cult Il prigioniero.
Tema musicale
La musica venne composta da Ron Grainer
Non mi piace essere un numero la mia vita è solo mia
Citazioni
Sono moltissimi i riferimenti cinematografici e musicali alla serie ” Il Prigioniero”. Solo per citarne alcuni:
- I Simpson dedicarono un intero episodio al Prigioniero. Link alla parodia.
- Gli Iron Maiden dedicarono una canzone : The Prisoner, Album The Number of the Beast
- Nel video della canzone Fuori dal tunnel di Caparezza è inseguito da un Rover
- Nel The Truman Show è riprodotto il famoso negozio del Villaggio.
PATRICK MCGOOHAN
Patrick Joseph McGoohan (New York, 19 marzo 1928 – Los Angeles, 13 gennaio 2009) è stato un attore e regista statunitense di origine irlandese. Marito di Joan Drummond con cui ha avuto 3 figlie.
Inizia la sua carriera di attore negli anni ’50. Dopo qualche ruolo secondario è scritturato per recitare al fianco di Sean Connery ne “I piloti dell’inferno”. Nel 1959 gli viene conferito il premio come migliore attore televisivo britannico.
Il vero successo arriva però con l’interpretazione dell’agente segreto John Drake nella serie televisiva “Danger Man”. Rifiuta il ruolo di James Bond nel film “Agente 007, licenza di uccidere” per non rimanere vincolato per tutta la carriera al ruolo di spia.
Negli anni ’60 fonda la sua casa di produzione e, assieme allo scrittore George Markstein e propone nuovi format alla televisione britannica. Nel 1967 interpreta il ruolo di Numero 6 nella miniserie “Il prigioniero”.
Recita il ruolo di re Edoardo I in “Braveheart – Cuore impavido” di Mel Gibson (1995). Nel 1996 fa parte del cast di “Il momento di uccidere” di Joel Schumacher. Nel 2000 doppia la voce del Numero 6 in una puntata de “I Simpson” realizzata in omaggio a “Il prigioniero”.