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Andrej Rublëv contro Alcaraz: Sangue e Arena

Colpo di scena alle Nitto ATP Finals 2023: in un impeto di autolesionismo Rublëv si ferisce il ginocchio colpendolo ripetutamente con la racchetta

Torino 15 novembre 2023. Una bella giornata di sole caldo, come è tradizione nell’estate di San Martino, mi accoglie al Pala Alpitour in festa.
Sono le giornate delle Nitto ATP Finals 2023, dove gli otto migliori tennisti del ranking si sfidano su una delle superfici più veloci. Una moltitudine di tifosi italiani e stranieri gremisce le aree interne ed esterne dedicate agli sponsor, il Food Court e ovviamente gli spazi dell’arena dove si svolgono gli incontri. Il pubblico, ordinato ed educato, si muove felice di avere l’opportunità di vedere a distanza ravvicinata i propri beniamini. Siamo tutti qui per ammirarli e incitarli.

Il singolare del pomeriggio è previsto per le ore 14:00 e ha come protagonisti lo spagnolo Carlos Alcaraz (2) e il russo Andrej Rublëv (5).

Dentro al Pala Alpitour si respira ancora la vittoria di Sinner

Le poltrone del Pala Alpitour cominciano a riempirsi già dalle 13:30. Il DJ pompa musica, mentre sul mega screen cubitale che sovrasta l’enorme campo scorrono le immagini dei precedenti match. Nell’aria vibra ancora l’entusiasmo per la vittoria di Jannik Sinner contro quel mostro sacro del tennis che è Djokovic. Non un nr. 1 qualunque, ma Nole! Proprio qui, la sera precedente, il giovane Sinner ha portato in alto il suo tennis e ha reso gli italiani orgogliosi di essere rappresentati da lui in questo meraviglioso sport.

Che i giochi abbiano inizio

Mentre attendiamo trepidi l’arrivo dei giocatori, in alto sulla tribuna Est le televisioni intervistano e documentano in modo frenetico.
All’improvviso si fa buio. Il blu fluo, interrotto dalla luce dei telefonini, domina l’atmosfera che si fa sempre più suggestiva. Entrano in campo i raccattapalle, i giudici e gli artisti di ginnastica artistica e inizia lo spettacolo. Lo speaker, accompagnato da due violiniste, racconta con voce drammatica e teatrale che il mondo ci guarda perché qui a Torino, alle Nitto ATP Finals, si consacrano i campioni dei campioni e poi dà il via : “Che i giochi abbiano inizio”. Lo stile di questi eventi sportivi è ormai decisamente kitsch: una rivisitazione all’americana degli scontri tra gladiatori dell’epoca di Spartaco a Capua, insomma una americanata.

Con la musica a palla e con un annuncio roboante entrano i due giocatori tra il boato assordante del pubblico.
Alcaraz indossa scarpe arancioni e una maglia di colore giallo fosforescente e sembra il pulcino Pio, mentre Rublev veste in total black e ha già con lo sguardo assatanato.
Io sono una tradizionalista del tennis e continuo a preferire il bianco sui campi, ma tant’e!

La partita Alcaraz – Rublëv

Finalmente inizia il match. I due si prendono a pallate in stile bomba a mano come d’abitudine. Sono due grandissimi atleti, i colpi li hanno ovviamente tutti, ma ormai il tennis moderno è fatto cosi: superficie velocissima, dominano i servizi, un enorme out, le scarpe fischiano sulla superficie e le palline schizzano più veloci del Frecciarossa facendo un rumore impressionante. Il punto lo fa chi non sbaglia e non stramazza al ritmo forsennato del gioco perdendo il filo del ragionamento. Ed è lì che presto arriviamo: al ragionamento.
La vostra cronista non è qui infatti per raccontarvi il match, bensì per narrarvi le gesta del suo tennista iracondo preferito: Andrej Rublëv

Fin qui tutto bene…

Seduta in fila 12, seguo il match che scorre con i due giocatori perfettamente equilibrati fino al 4 pari, allorquando il russo compie doppio fallo su 30-15.

“Ahia”, penso, conoscendo il mio pollo, “cosa gli dirà la testa?” Infatti la testa di Rublëv va in tilt e comincia a vagare “per i campi del Tennessee” come cantava Franco Battiato. Il nr 5 al mondo non riesce più ad eseguire il lancio di palla. Lancia e riprende la pallina più volte prima di servire. Mormorii dal pubblico.

La partita di partita Rublëv vs. sé

Non sempre la telecamera inquadra Rublëv, ma quando comincia a sbagliare, dal vivo si vede che la vera partita è quella di se stesso vs. sé.

Il russo è tutto un serrare di mascelle, borbottare, imprecare, strabuzzare gli occhi, prendersela con se stesso o con nemici immaginari e spaccare la povera incolpevole racchetta.

La prima reazione furibonda arriva puntualmente all’avvicinarsi del primo set point. Il giocatore russo non è nuovo a queste sceneggiate e c’è una intera galleria di foto e video che mostrano che i nervi hanno la meglio sulla ragione.

Il coup de théâtre

E’ però nel secondo set, quando Alcaraz allunga la distanza vincendo cinque game consecutivi, che il nostro iroso tennista dà il meglio/peggio di sé.
Furioso per aver commesso alcuni errori gratuiti, in un attacco di totale autolesionismo, si colpisce ripetutamente le ginocchia con la racchetta. Sul mega screen compare inquadrato a tutto campo il ginocchio sanguinante di Rublëv.
Alcaraz dall’altra parte del campo non fa una piega, anche perchè cosa vuoi dire a uno che ha perso completamente il senno? Per tutto il Palasport corre un mormorio sommesso. La gente è sconcerta davanti a tanta violenza di Rublëv che si accanisce come Tafazzi contro quel suo povero ginocchio. Quattro deliziosi ragazzini dietro di me, che avevano fatto educatamente il tifo fino a poco prima per Carlos e Andrej, sono ammutoliti. Io sono tra lo sconcertato e il divertito, ma opto per il divertito.

Orbene, capisco essere autocritici verso se stessi, ma quale ragionamento lo porta a prendersi a racchettate sulle ginocchia perchè sta perdendo una partita di tennis seppur importante e milionaria?!

Vince Alcaraz

La partita finisce dopo un’ora e 14 minuti di gioco con Alcaraz che sconfigge Rublëv con il punteggio finale di 7-5, 6-2 .

Morale

Al Pala Alpitour si festeggia Carlos Alcaraz Match Winner che ci sorride a 32 denti dal grande schermo, mentre Andrej Rublëv se va scornato in infermeria a farsi medicare le ferite della sua guerra interiore.

Io mi sono divertita. E’ stata una bella partita. Dirigendomi a passo spedito verso casa e godendomi ancora le ultime ore di questa bella giornata di sole, non posso fare a meno di pensare : “caro Rublëv, tu devi imparare a gestire la rabbia perché le ginocchia sono due e sono tue e ti serviranno per camminare quando sarai vecchio”.

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