Motori

Luca di Montezemolo e Paolo Ciccarone, due star della F1: uno incanta, l’altro racconta


di Ivana Quattrini

Nel cuore del paddock, tra i rombi dei motori e l’odore di benzina e adrenalina, ci sono presenze che non fanno rumore ma lasciano il segno. Due nomi, due stili, due carismi diversi ma ugualmente potenti: Luca di Montezemolo e Paolo Ciccarone. Il primo, l’uomo che ha riportato la Ferrari nell’Olimpo, il secondo, la penna che da decenni racconta il Circus con passione, ironia e precisione.

A Sakhir, durante il weekend del GP del Bahrain, Montezemolo è apparso come una di quelle comete rare che quando passano non puoi far finta di nulla. È bastato vederlo varcare la soglia del paddock, invitato dal principe Salman Al Khalifa, perché tutto si fermasse. Manager, tecnici, ex collaboratori, giornalisti: tutti attratti da quella figura che rappresenta la memoria viva di una Ferrari vincente, elegante, potente. Andrea Stella esce dal box McLaren per salutarlo. Toto Wolff lo abbraccia. Stroll si precipita dall’hospitality Aston Martin. Montezemolo sorride, stringe mani, firma autografi, e regala a un bambino con la maglietta McLaren il privilegio di un autografo d’altri tempi.

Luca di Montezemolo e Paolo Ciccarone. Il primo, l’uomo che ha riportato la Ferrari nell’Olimpo, il secondo, la penna che da decenni racconta il Circus con passione, ironia e precisione.

E dietro l’obiettivo, dentro le parole, sempre lui: Paolo Ciccarone, il cronista che non si limita a riportare ciò che vede, ma sa leggere i sottotesti, i silenzi, gli sguardi. È lui a immortalare quel momento, a restituirlo al lettore con la precisione del professionista e la lucidità dell’appassionato. Le sue righe raccontano la scena come fosse un fotogramma cinematografico: Montezemolo che passa davanti al box Ferrari, solo tre meccanici lo riconoscono, lui si ferma e li incita: “Dateci dentro, forza Ferrari!”

In un paddock dove tutto corre, tutto cambia e tutto dimentica, Ciccarone e Montezemolo sono due stelle fisse. Uno osserva, l’altro agisce. Uno scrive la storia, l’altro l’ha costruita. Entrambi, oggi più che mai, ci ricordano che la Formula 1 non è solo velocità: è memoria, stile, emozione.

Io c’ero. E so cosa si prova. Ed è per questo che scrivo di passione

foto Mészàros Sàndor

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